AC/DC a Imola: Concerto Epocale o Operazione Nostalgia a Prezzo Salato?


 Il concerto degli AC/DC a Imola, attesissimo da mesi, è stato definito da molti come “un evento leggendario”, ma basta scavare un po’ sotto la superficie per scoprire che non tutti sono usciti dal circuito con gli occhi a cuoricino e le orecchie ancora in vibrazione.


Anzi, c’è chi si chiede: è stato davvero un trionfo del rock… o l’ennesima truffa nostalgica camuffata da mito?



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🎟️ Biglietti da capogiro e fan trattati come portafogli ambulanti


La prima nota stonata è arrivata molto prima della prima nota suonata: i prezzi dei biglietti. Con cifre che hanno sfiorato (e in certi casi superato) i 200 euro, senza contare parcheggio, spostamenti e panini a 10 euro, molti si sono chiesti: vale davvero la pena pagare così tanto per ascoltare una band che suona sempre la stessa scaletta da 40 anni?



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👴 AC/DC: leggende immortali o rock fossilizzato?


Ok, lo sappiamo tutti: Angus Young è una leggenda vivente, ma il problema è che sembra vivere solo di leggenda. Il concerto ha avuto l’energia che ci si aspetta da un gruppo iconico, ma senza alcuna sorpresa. Nessuna variazione, nessuna concessione all’evoluzione musicale. Un karaoke da stadio, travestito da “rock experience”.



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🚧 Organizzazione: caos e code infinite


Non bastava il caldo infernale e la polvere dell’autodromo di Imola, ci si è messa anche l’organizzazione approssimativa: file chilometriche per entrare, bagni insufficienti, e un'acustica che in alcune zone sembrava quella di una radio rotta nel garage.



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🤘 Il rock non è morto, ma si è messo in vendita


Il problema non sono gli AC/DC in sé — sono sempre stati fedeli a se stessi, e questo va rispettato. Il problema è l’industria che li usa come vacche da mungere, spremendo ogni fan con merchandising costosissimo e spettacoli fotocopia, spacciandoli per “eventi irripetibili”.



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🧾 Conclusione: emozione o illusione da 200 euro?


Il concerto di Imola ha lasciato il segno, ma non solo per la musica. Ha diviso i fan tra chi ha pianto di gioia e chi ha pianto guardando l’estratto conto. Una cosa è certa: il rock non è morto, ma forse si è fatto fregare.



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