Il caos climatico in Europa: tra blackout, incendi e proteste
Che l’estate sarebbe stata calda lo sapevamo. Ma nessuno si aspettava una roba così. In questi giorni, l’Europa sta vivendo una delle ondate di calore più intense e precoci degli ultimi decenni, con temperature che stanno facendo impazzire termometri, città e persone.
Da Roma a Berlino, passando per Parigi, Madrid e Atene, il termometro ha superato abbondantemente i 40 gradi. In alcune zone della Spagna si sono toccati i 47°C all’ombra. Sì, quarantasette. Neanche in auto con i finestrini chiusi e l’aria condizionata rotta si arriva a tanto.
E non è solo una questione di caldo “fastidioso”. Questo caldo sta mettendo seriamente in crisi intere infrastrutture. A Berlino, i binari dei treni si stanno deformando per la temperatura del ferro. A Londra, asfalto che si scioglie. In Grecia, chiusi musei e siti archeologici nelle ore centrali della giornata per evitare malori tra turisti e dipendenti. A Roma, blackout continui nei quartieri più popolosi, dove i condizionatori sono accesi a manetta 24 ore su 24.
Ma il dato più inquietante è un altro: questo non è un evento eccezionale. O meglio, lo è nei numeri, ma non nella tendenza. L’Europa si sta scaldando più velocemente della media globale. Secondo i dati del Copernicus Climate Change Service, il nostro continente si riscalda a un ritmo quasi doppio rispetto al resto del pianeta. E il 2024, finora, sta superando ogni record.
Non è un caso se oggi le parole “crisi climatica” non sono più da ambientalisti fissati o attivisti in catene davanti al Parlamento. Sono parole che usano i meteorologi in diretta TV, i sindaci, i medici del pronto soccorso.
Nel mio piccolo, sto ricevendo messaggi da amici e lettori ovunque in Europa. Uno mi scrive da Barcellona: “Qui l’asfalto puzza di bruciato”. Un altro da Marsiglia: “Dormiamo per terra col ventilatore puntato addosso”. E non va meglio in Italia: tra chi lavora all’aperto e chi vive in case senza climatizzatore, l’emergenza è reale.
Nel frattempo, le autorità dei vari Paesi sembrano arrancare. In Francia sono partite campagne per idratazione e allerta over 65. In Italia, la Protezione Civile ha diffuso bollettini giornalieri da “livello rosso”. Ma la verità è che ci stiamo semplicemente abituando all’anomalia, e questo è forse il dato più pericoloso.
Il clima non è più quello “di una volta”, e smettere di far finta che si tratti solo di “qualche giorno afoso” è il primo passo per affrontare la realtà. Le città non sono pronte, le reti energetiche nemmeno. E questo è solo l’inizio dell’estate.
Se c’è una lezione da imparare da questo luglio bollente è che non possiamo più aspettare. Che la crisi climatica è già qui, e sta bussando (o meglio, sfondando) le porte delle nostre case.
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